Con l’approvazione del Decreto Legge 162/2019, veniva introdotto in Italia il tema delle comunità energetiche.
Successivamente alla crescita del fenomeno, che ha portato vantaggi indiscutibili sul risparmio e sul recupero di energia accumulata, si è giunti ad una regolamentazione più dettagliata da parte del governo.
Come si è arrivati all’ultimo decreto?
Cominciamo intanto dal capire che cosa rappresentano le comunità energetiche in Italia, per poi osservare in sintesi le nuove procedure.
Esse rappresentano un vero e proprio soggetto giuridico, dove diversi membri o azionisti, si uniscono volontariamente in un’unica comunità con l’obiettivo di apportare dei benefici ambientali, economici e sociali ad ogni singolo membro.
In sostanza, i membri della comunità energetica scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’autoconsumo attraverso un modello basato sulla condivisione.
Ogni comunità energetica riceve, tramite un soggetto referente, un conguaglio annuale da parte del GSE, basato sulla quantità di energia condivisa tra i vari partecipanti della comunità.
Come abbiamo indicato in un nostro articolo, la comunità energetica ha delle specifiche caratteristiche:
Dopo circa un anno dalla presentazione delle regole GSE, contenenti le normative per le Comunità Energetiche, è stato pubblicato il decreto definitivo di recepimento della direttiva UE 2018/2021.
Alcuni aspetti gestionali che erano presenti nel decreto precedente sono stati modificati, con l’intento di migliorare le performance economiche degli impianti fotovoltaici, attraverso degli incentivi che valorizzino in modo significativo di realtà come le comunità energetiche e gli azionisti partecipanti.
Quali sono stati i cambiamenti introdotti dal nuovo decreto?
In primo luogo, è stato eliminato il limite imposto dalla cabina secondaria. Ora tutte le unità di consumo e produzione dovranno essere sottese alla stessa cabina primaria.
Un’altra novità significativa riguarda la taglia degli impianti, che passa da massimo 200 kW a 1 MW per singolo impianto.
Oltre a queste novità, sono state fatte ulteriori modifiche:
Si potranno inoltre utilizzare anche gli impianti appartenenti a comunità energetiche costituite con le “vecchie” regole, ma con limitazioni: tutte le nuove Comunità infatti potranno avere al massimo il 30% della potenza complessiva derivante da impianti già esistenti.
Infine, gli impianti attualmente in SSP (scambio sul posto) dovranno passare ad un nuovo meccanismo entro il 31 Dicembre 2024.
L’eliminazione di quest’ultimo farà si che la valorizzazione dell’energia immessa in rete per tutti gli impianti fotovoltaici sarà pari a quella del RID (Ritiro Dedicato).
Insomma, sono previsti grandi cambiamenti sul fronte delle comunità energetiche.
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